25 luglio 2020

5 motivi per dire NO al taglio dei parlamentari

Cinque motivi per votare no al referendum

Da Strisciarossa

30 novembre 2012

Conferenza Stampa di ALBA

IMG_1250ALBA Reggio Emilia – Comunicato Sampa

Anche a Reggio Emilia si va formando un nodo di “Alba – Alleanza per il Lavoro, i Beni comuni e l’Ambiente” il nuovo soggetto politico della sinistra italiana che si pone, in quanto forza critica del modello neoliberista e delle sempre più imponenti storture e iniquità che affliggono la società contemporanea, a tutela dei beni comuni, lavoro, ambiente, acqua, territorio, scuola e sanità pubbliche, e vuole mettere in discussione fin dalle fondamenta le grandi architetture della finanza e della speculazione economica che stanno portando il mondo verso la catastrofe.

Come nel resto d’Italia, anche qui da noi l’azione del “nodo” di Alba si va concentrando in una triplice direzione:
1. sui referendum per il lavoro (lottoperildiciotto: http://www.referendumlavoro.it/) con l’impegno a fianco del comitato referendario per la raccolta delle firme, e con il sostegno ai referendum abrogativi della riforma delle pensioni (http://www.referendumpensioni.it/);
2. sulla costruzione di un gruppo che sia in grado di rappresentare, insieme ai movimenti vivi presenti in città e in provincia, alle forze antiliberiste e ambientaliste, ai cittadini e ai lavoratori, le ragioni di coloro che aspirano a un cambiamento vero;
3. sul sostegno all’appello “Cambiare si può! Noi ci siamo”, indirizzato a promuovere la presenza di un “Quarto polo” per le politiche 2013, che rappresenti un segno di netta discontinuità con le politiche del passato, fuori dall’alleanza PD-SEL.
Attualmente il nodo reggiano ha come portavoce Giorgio Giovanardi e Stefano Mazzi ed è composto da 44 reggiani che hanno sottoscritto il manifesto nazionale:
http://www.soggettopoliticonuovo.it/manifesto-per-un-soggetto-politico-nuovo/Abbiamo una mailing list  sogpolnuovo_re@yahoogroups.com per comunicare fra di noi: per iscriversi inviare una mail a Dino Angelini ( dinange@gmail.com ) specificando nome e cognome.
18 novembre 2012

L’agenda Monti per il dopo Cristo

di Guido Viale, dal Manifesto di oggi

Dopo Marchionne, Monti. Tenete presente la parabola di Marchionne: due anni e mezzo fa, quando aveva sferrato il suo attacco contro gli operai di Pomigliano («o così, o chiudo»), togliendosi la maschera di imprenditore aperto e disponibile che si era e gli era stata appiccicata addosso, la totalità dell’establishment italiano si era schierata incondizionatamente dalla sua parte: Governo, partiti, sindacati, media, intellettuali di regime, sindaci, aspiranti sindaci, ministri e aspiranti ministri, più la falange di Comunione e Liberazione, da cui Marchionne si era recato a riscuotere gli applausi che i suoi dipendenti gli avevano negato. Uniche eccezioni, gli operai presi di mira, la Fiom, i sindacati di base e poche altre voci senza molta audience.
CONTINUA|PAGINA7 Guido Viale Perché a quell’attacco antioperaio Marchionne aveva abbinato un faraonico piano industriale da 20 miliardi di euro («Fabbrica Italia», l’ottavo piano, da quando Marchionne era in carica, nessuno dei quali mai realizzato), che avrebbe portato finalmente la Fiat, anche grazie alla stretta imposta agli operai, a competere nel pianeta globalizzato con mezzi adeguati alla nostra epoca, che Marchionne, con venti secoli di ritardo, aveva battezzato «Dopo Cristo». Al manifesto , che su quel piano aveva sollevato fondati dubbi, erano stati riservati i lazzi di ben sette collaboratori del Foglio – tra cui due stimati ex sindacalisti – e del direttore del Sole24ore . Qualcun altro aveva, sì, notato che quei 20 miliardi non comparivano, ne avrebbero potuto comparire, nel bilancio della Fiat; o che triplicare la produzione di auto ed esportarle in un mercato con il fiato corto era forse una mossa avventata; o che l’Europa si stava avviando verso un lungo periodo di vacche magre – in realtà magrissime – che rendeva problematici piani così faraonici; o, soprattutto, che voler trasformare le fabbriche (dopo Pomigliano, era stata la volta di Mirafiori, e poi di tutto il resto) in falangi – dove per sopravvivere gli operai devono combattere, sotto il comando di un manager che guadagna 400 volte più di loro, una lotta mortale contro i lavoratori della concorrenza, perché la vita degli uni è la morte degli altri – più che una forma di «modernizzazione» – allora era molto in voga questa espressione – era un ritorno al dispotismo asiatico. Ma i peana avevano avuto il sopravvento. Oggi, a due anni e mezzo da quel trionfo, il bluff di Marchionne si è completamente sgonfiato: è rimasto solo il peggioramento delle condizioni di lavoro per gli operai (ormai in cassa integrazione quasi permanente), l’abolizione della contrattazione e la violazione continua e ostentata della legge e delle sentenze dei tribunali. Il sindaco che voleva srotolare un tappeto rosso sotto i piedi di Marchionne lo ha riarrotolato in silenzio e deposto nel suo nuovo ufficio di banchiere in attesa di tempi migliori. Quello che approvava Marchionne «senza se e senza ma» sostiene invece di essere stato ingannato (ma forse voleva esserlo). E a quello che «se fosse stato un operaio» avrebbe votato sì al referendum truffa di Mirafiori non è mai venuto in mente di chiedere che cosa avrebbe fatto se fosse stato sindaco a un operaio: una evidente asimmetria informativa. Continua a leggere

15 novembre 2012

Ritorno a Firenze. Oltre il muro liberista

di Rossana Rossanda

–> da: www.sbilanciamoci.info  (Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui)

Le attuali politiche dell’Europa sono indifendibili, un’altra rotta è obbligatoria. Come passare dalla protesta alla proposta e all’unione su una politica diversa. Vero antidoto all’astensione e al grillismo

Da quando ci siamo trovati, e felicemente, a Firenze il 9 dicembre 2011 al Forum su “La via d’uscita” molto tempo è passato, e pare più lungo per l’infittirsi delle strette dell’“austerità” seguite in Europa dopo la crisi del 2008. La spinta dei movimenti non solo non si è affievolita, al contrario, anche se, come osserva Donatella Della Porta, la loro seconda ondata ha un carattere più nazionale, forse di minor respiro della prima, altermondialista. Ma è importante che sempre più spesso si passi dalla protesta alla proposta, dal generoso ma irrealistico “Non pagheremo la vostra crisi”, che stiamo pagando tutti i giorni, al “come è possibile una politica diversa”.

I poteri forti e le istituzioni sembrano i soli a non sentire questa voce, quando non tentano di azzittirla come in Grecia e in Spagna; e continuano a seguire la strada liberista, accumulando il peso della crisi sulle spalle dei paesi meno ricchi e delle classi subalterne. È una strada crudele e senza sbocco, come si sgolano a ripetere non dei marxisti di ferro, ma studiosi come Krugman e Stiglitz, cui si aggiunge qualche voce anche nostra, come Luciano Gallino o Guido Rossi. Il Portogallo, la Spagna, l’Italia e, più drammaticamente, la Grecia sono entrati o stanno entrando in recessione, la crescita non decolla, mentre aumenta (da noi di quattro punti) il debito per pagare il debito, senza che si veda un lumicino di ripresa, checché ne dica Mario Monti. Continua a leggere

3 novembre 2012

Vi racconto l’ALBA di una nuova sinistra

Vi racconto l’ALBA di una nuova sinistra ( anche perché alle primarie vincerà Monti)

di Marco Revelli, su Pubblico il 3/11/2012

A guardarci dentro con attenzione, i numeri delle elezioni regionali siciliane fanno davvero paura. Già con le percentuali non si scherzava: con quel 52,6% di astenuti, per la prima volta sopra la soglia limite della metà del corpo elettorale. E quel punto e mezzo percentuale in più del Movimento 5 Stelle che sulle ceneri del centro-destra umilia il Pd e gli rovina la festa. Ma se si considerano i valori assoluti, quella che sembrava una frana appare davvero come uno tzunami. O una voragine (le metafore si sprecano): ci sono quasi due milioni e mezzo di aventi diritto al voto che se ne sono stati fuori (su 5 milioni). All’incirca un milione che ancora nel 2008 aveva votato, ora se ne è andato sbattendo la porta. Il Partito della libertà ne ha persi all’incirca 650mila (ne aveva presi 901.000 quattro anni fa, ora ne ha portati a casa appena 247.000). Casini, che pure canta vittoria,, dei suoi 337.000 ne ha mantenuti appena 207.800, centotrentamila in meno). Il PD, per parte sua, lascia sul terreno più di metà del suo elettorato tradizionale (aveva 506.000 voti nel 2008, ora ne raggranella 257.000!). Continua a leggere

14 ottobre 2012

Giuseppe Soncini, Luis Cabaco e Oliver Tambo

Armando Soncini, Luis Cabaco e Oliver Tambo

Stamattina sui muri di Reggio ho trovato questa foto: sulla destra si riconosce Giuseppe Soncini, il mitico Direttore dell’Ospedale Santa Maria che negli anni 60 e 70 ospitava i militanti feriti del Frelimo. Al centro: Luis Cabaco, sociologo trentino, mio carissimo amico, militante del Frelimo, ministro del Mozambico libero ed attualmente rettore dell’Università di Maputo. A sinistra (me lo ha comunicato poco fa Luis) Oliver Tambo, “presidente del African National Congress. É deceduto negli anni 90 ed à considerato um eroi in Sudafrica. L’ aeroporto internazionale di Johannesburg ha il suo nome. Era una personalità fantastica!! La foto è dal Giugno 76 quando sono andato a Reggio come rapresentante del Frelimo per appoggiareil gemellagio fra Reggio e, appunto, l’ ANC.”

10 ottobre 2012

23 Ottobre ps Biblioteca di Rostanuova, ore 21,00 – Presentazione del libro “Uno spazio per crescere”

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9 ottobre 2012

Paestum. La politica è qui

di Ida Dominijanni

da: http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/10/9/27010-paestum-la-politica-e-qui/

PAESTUM. Altro che antipolitica: all’ombra delle rovine di Paestum, tracce parlanti del tempo che alla polis diede origine, quello che si respira è un inequivocabile e dichiarato desiderio di politica. Altro che rottamazione: fra le ottocento e più femministe di ogni età convenute da ogni dove il conflitto generazionale, quando c’è, si gioca in presenza, guardandosi negli occhi, incontrandosi e scontrandosi, ascoltandosi e modificandosi a vicenda. Altro che sprechi: ospitalità generosa e contribuzione condivisa danno corpo a un’economia della cura che vive e consente di vivere nelle pieghe della crisi di civiltà.

La pratica femminista funziona così: mette in scena più che stilare programmi, mostra il cambiamento più che dichiarare intenzioni, modifica la soggettività più che enumerare obiettivi. Quello che Paestum ha messo in scena è un altro ordine del discorso, un altro vocabolario, un’altra modalità, e non da ultimo un’altra estetica della politica a fronte di quelli correnti. Continua a leggere

8 ottobre 2012

Marco Revelli – ALBA, 7 Ottobre 2012

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7 ottobre 2012

Presentazione volume Emilia Rossa

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